Spaziatore

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domenica 14 agosto 2022

Facciamo il punto (1)

A chi non ha seguito le precedenti campagne esplorative del TSE risulta necessario spiegare quali sono le caratteristiche della grotta e quali sono stati i risultati esplorativi finora raggiunti.

L'abisso di Trebiciano è formato da due parti morfologicamente diverse: una serie di pozzi verticali che scendono in profondità e una grande caverna dove scorre il Timavo. Il fiume entra nella caverna da un sifone (upstream) e, dopo un breve percorso fra i massi, scompare nuovamente nel sifone di uscita (downstream). Tutte le precedenti esplorazioni si sono concentrate nel sifone di entrata, mentre solo dal 2016 è stata aperta la via del sifone di uscita.

Di seguito accenneremo, per il momento, ai risultati ottenuti nelle immersioni effettuate nel sifone di uscita, in quanto si tratta - probabilmente - del punto più interessante della grotta per quanto riguarda i possibili risultati esplorativi. 

Come anticipato, fino all'anno 2016 si credeva che il sifone a valle (punto nel quale scompare il fiume) fosse inaccessibile a causa di una frana di grandi massi. Con un'immersione di Michel Philips si scoprì, invece, che il passaggio era percorribile e conduceva ad una galleria di medie dimensioni. Quell'anno Michel percorse quasi 300 metri di nuovi sviluppi, scendendo prima alla profondità di -40 m, per poi risalire fino a quota "zero", raggiungendo una piccola campana d'aria. Michel è quindi ritornato nel 2018 e nel 2021, localizzando due cavernette sempre a pelo libero, ma non riuscendo ad identificare la via principale dell'acqua.

A questo punto bisogna evidenziare due aspetti. Il primo è il grande interesse che riveste l'esplorazione di queste gallerie, che si dirigono decisamente verso un punto particolare: la "dolina Reka". Si tratta di un avvallamento dal quale fuoriescono, in caso di piene del Timavo, ingenti quantità d'aria, segno inequivocabile della presenza di una grande caverna in profondità. Non sappiamo ovviamente dove questa sia localizzata esattamente, ma le gallerie allagate finora esplorate si dirigono proprio in quella direzione... L'altra considerazione riguarda invece quella che forse è la maggiore difficoltà delle esplorazioni subacquee del Timavo: la scarsa visibilità, che spesso scende a meno di un metro. In queste condizioni è quasi impossibile localizzare visivamente qualche diramazione, e in molti casi si procede quasi tastando la roccia e avendo la possibilità di percepire uno spazio limitatissimo attorno a se, anche se magari lo spelosub risale una condotta di grandi dimensioni (molto spesso la sezione dei passaggi esplorati raggiunge i 10 x 10 metri di sezione...).

Quelle descritte sono le condizioni in cui operano gli speleosub, nella speranza di ottenere grandi risultati nel sifone di uscita. Ulteriori notizie saranno prontamente comunicate non appena Michel, che si è già immerso, ritornerà in superficie.